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  Balliamo (e cantiamo) come Raffaella, contro ogni censura “Questo è il musical che tutta l'America Latina e l'Italia stavano aspettando”: Nacho Álvarez sintetizza così il suo esordio cinematografico, Ballo ballo, commedia musicale costruita intorno alle canzoni di Raffaella Carrà.  Il film – una coproduzione italo-spagnola, girato un anno fa tra Madrid, Pamplona e Roma – è ambientato nella Spagna degli anni Settanta, un periodo nel quale la censura dei costumi sociali (soprattutto nelle trasmissioni televisive) era molto rigida. Dopo aver abbandonato davanti all’altare il suo promesso sposo (Giuseppe Maggio, unico interprete italiano del cast, ndr), María (Ingrid García-Jonsson), una ragazza con la passione per il ballo, torna a Madrid e viene notata, per caso, da Chimo (Fernando Tejero); il regista, nonostante il tipico atteggiamento da “marpione” (con una pettinatura e un look che lo rendono, per certi versi, identificabile con Sergio Japino, ndr),  coglie le potenzialità d