giovedì 30 novembre 2017

Mamma Mia, che sogno! (in musica)

La nuova versione italiana, firmata Massimo Romeo Piparo, del musical Mamma Mia!, contenente le intramontabili hit degli ABBA, risulta effettivamente tra gli eventi teatrali più attesi di questa stagione. Ma una premessa è d’obbligo: questo allestimento conquista soprattutto chi è già stato conquistato dallo spettacolo originale in scena a Londra, oppure dalla versione tour internazionale, in scena più volte in Italia nel recente passato.
Se si entra in questo “mood”, allora è più facile apprezzare l’intera operazione, con i suoi pregi e difetti.

Tra i punti di forza dello spettacolo, un allestimento scenografico di ampio respiro rispetto al format originale: un pontile sospeso sul mare, con tanto di battigia rende più autentiche le atmosfere di una tipica isoletta greca sul Mediterraneo, senza affidarsi troppo alle immancabili proiezioni video (ormai una cifra stilistica degli allestimenti di Piparo). Il valore aggiunto all’intero impianto scenografico, inoltre, è dato dalla presenza di una doppia pedana girevole (memoria ed eredità della cosiddetta “età dell’oro” del Sistina, quella delle produzioni firmate G&G, per intenderci), che, di volta in volta,  svela gli ambienti in cui si muovono i protagonisti e soprattutto gli interni della locanda “Sere d’estate”, che mantiene le caratteristiche sfumature di colore bianco e blu, e ospita sul proprio tetto l’orchestra dal vivo.

L’emozione è subito forte dalle prime note dell’Ouverture, mentre si rimane un po’ scettici quando la giovane Sofia canta le parole Il sogno mio / in musica, adattate dall’originale I Have a Dream.
Eppure, l’adattamento italiano, pur tradendo in molti passaggi le convenzioni suggerite dalla metrica e, di conseguenza, perdendosi parecchie rime lungo il percorso, mantiene una adeguata musicalità e ha il pregio di convertire le parole in sensazioni ed emozioni che lasciano il segno (ad esempio il deja-vu sul testo di Mamma Mia!, oppure la personificazione al femminile di un pronome, che evoca il concetto di resa/sconfitta nella celebre The Winner Takes It All).

©Antonio Agostini
Le coreografie di Roberto Croce sembrano prediligere un assetto “corale”, anche se, a tratti, l’ensemble appare “devitalizzato”, quasi disorientato sul palcoscenico. Non è il caso di Lay All Your Love on Me, dove l’intero ensemble maschile è schierato in tenuta subacquea sul pontile, con tanto di pinne: una scelta molto apprezzata, soprattutto dal pubblico femminile…

I tre possibili padri di Sofia, invitati da lei stessa al suo matrimonio, sono tre volti noti del teatro e della fiction, per i quali si è scelto di mantenere una specifica provenienza geografica, così da renderne peculiare la modalità interpretativa.
Sam Carmichael è interpretato da Paolo Conticini: una recitazione disinvolta è la sua carta vincente, sostenuta da un’ottima presenza scenica, messa a frutto soprattutto nel brano The Winner Takes It All, dove risulta magnetico e credibile anche senza cantare. Le sue performance canore in altri brani, come ad esempio Knowing Me, Knowing You e S.O.S, testimoniano un percorso di tecnica vocale in graduale evoluzione.
Il viaggiatore solitario Romolo Desideri (“romano de Ostia, con una zia greca”), senza legami con la sola compagnia del suo spirito d’avventura è Luca Ward: un "gladiatore della scena", che in questo spettacolo canta poco, rispetto a precedenti esperienze professionali nel musical. Ma a un attore della sua caratura si può perdonare molto, specialmente quando un gesto o un semplice sguardo bastano per “costruire” un personaggio e mantenerlo coerente. Un aspetto particolarmente evidenziato nell’interpretazione  di Take a Chance on Me, ricca di una sorprendente gamma di intenzioni interpretative.
Sergio Muñiz prosegue con impegno un percorso teatrale che lo vede sempre più spesso calarsi nei panni (più o meno ingombranti) di personaggi latini, interpretati assecondando un gusto tutto italiano: Enrique Luz è un agente di borsa di origini spagnole, il classico tipo “giacca e cravatta”, soprannominato in gioventù “Metallo Puro”. Ma l’impegno e una presenza scenica indiscutibilmente aderente al personaggio  a volte non bastano, per rendere al meglio un ruolo che deve essere credibile e saper emozionare soprattutto con il canto: brani come Thank You For the Music e Our Last Summer con la giusta combinazione di mood e tecnica.

Luca Ward, Sergio Muñiz, Paolo Conticini (©Antonio Agostini)
Sky, il “promesso sposo” di questo matrimonio “a navata larga” è interpretato da Jacopo Sarno, il quale parallelamente alla crescita come attore, dimostra nuovamente di sentirsi a proprio agio nel ruolo del “ragazzo da sposare”, sbarazzino, ma consapevole.

Un’ulteriore riflessione sull’adattamento italiano scaturisce dallo spaccato di universo femminile offerto dal copione originale. Il ruolo di Donna è affidato all’infaticabile Sabrina Marciano, che, pur mantenendo lo scettro di Dancing Queen, restituisce al pubblico un personaggio toccante e sfaccettato, ironico, ma con una forte componente di nostalgica rassegnazione, particolarmente evidente nell’interpretazione di brani come Money Money Money e Slipping Through My Fingers. A farle da contrappunto, la disincantata determinazione di Eleonora Facchini (Sofia), la pungente autoironia di Elisabetta Tulli (Rosy) e l’esplosivo sex appeal sfoggiato da Laura Di Mauro (Tania), iconica protagonista di un duetto in puro “milf-style”, a base di Paprika (Alessandro Lanzillotti, che si fa notare per la sua ammiccante simpatia).

Laura Di Mauro, Sabrina Marciano, Elisabetta Tulli (©Gianluca Saragò)
Dopo le repliche romane, al Teatro Sistina fino al 7 gennaio prossimo, il tour coinvolgerà sulle note degli ABBA tutta la penisola (Svizzera italiana compresa) fino a febbraio 2018. E già si annuncia il ritorno dello spettacolo la prossima stagione, in molte delle piazze che già in questi mesi hanno fatto registrare un record di presenze a teatro.

venerdì 3 novembre 2017

Aggiungi una strofa all'Amore

Il Teatro Brancaccio di Roma celebra i suoi 80 anni (1937-2017) riportando sulle scene in tutto il suo splendore una delle più amate commedie musicali italiane:  Aggiungi un posto a tavola, di Pietro Garinei e Sandro Giovannini, scritta con Jaja Fiastri e con le intramontabili musiche di Armando Trovajoli, del quale quest’anno ricorre il centenario dalla nascita.

Gianluca Guidi torna per la seconda volta – dopo l’edizione 2009/2010 – a indossare la tonaca di Don Silvestro, il “pretino” di montagna con la faccia simpatica che riceve una telefonata da Dio, il quale gli affida il gravoso compito di organizzare un secondo Diluvio universale, così da ripopolare la terra nel tentativo di rinnovare l’umanità.
Interpretare nuovamente questo ruolo è una sfida, ma lo è altrettanto occuparsi, questa volta, anche dell’allestimento, senza tradire per nulla la regia originale di G&G; anzi, nel complesso, risulta appropriato affermare che Guidi, sia come interprete che come regista, abbia saputo infondere una rigenerante e apprezzata linfa a uno spettacolo che, comunque, è e resterà un evergreen.
L’obiettivo è stato raggiunto grazie alla collaborazione di un eccellente team creativo, che comprende il coreografo Gino Landi – che ha ripreso le proprie coreografie originali del 1974, assistito da Cristina Arrò, già ballerina in una precedente edizione dello spettacolo; il direttore musicale Maurizio Abeni, già assistente del Maestro Trovajoli, che dirige l'orchestra dal vivo, per la prima volta dopo l’edizione del 1977; dallo scenografo Gabriele Moreschi, che ha adattato la celebre e ingegnosa scenografia originale di Giulio Coltellacci, con il doppio girevole e la grande arca: una maestosa “macchina teatrale”, che più la osservi, più sembra “vivere di vita propria”.

La Compagnia con il produttore Alessandro Longobardi

A pronunciare da “Lassù”, quel “C’era una voltà…”, che dà inizio a questa favola musicale, adesso c’è, in carne e ossa (e voce) Enzo Garinei, “promosso” al ruolo di Domineddio, dopo oltre 500 repliche nei panni di Crispino.

Emy Bergamo è nuovamente prima attrice in uno spettacolo targato G&G (dopo Rugantino e Se il tempo fosse un gambero): la sua Consolazione è decisamente orientata all’epoca moderna e con un abile atteggiamento da “pantera” è sottilmente in grado di attirare su di sé l’attenzione del pubblico; ma, se è vero che tutte le interpreti di questo ruolo (da Bice Valori a Marisa Laurito, passando per Alida Chelli e Chiara Noschese) hanno saputo in qualche modo “fare proprio” il personaggio, in questo caso la showgirl può ancora personalizzarlo, anche attraverso una comicità più elegante, ma comunque incisiva.

Dopo aver interpretato Toto nell’edizione 2009/2010, adesso Marco Simeoli raccoglie il testimone da Enzo Garinei calandosi nei panni del sindaco Crispino: una “responsabilità” che l’attore accetta di buon grado, con la necessaria voglia di mettersi in gioco, offrendo al pubblico un’interpretazione caratterizzata dall’ effetto comico “ragionato” e mai sopra le righe. A mettersi alla prova nei panniv di Toto, ora tocca a Piero Di Blasio, con un’interpretazione gagliarda, nella quale pur “mantenendo il candore di un bambino”, dimostra non solo la propria duttilità come performer, ma anche una inusuale agilità fisica.

Molto apprezzata dal pubblico l’interpretazione di Beatrice Arnera: la “nuova” Clementina non è più (solamente) una ragazzina innamorata del suo parroco, ma è una giovane che, interfacciandosi con Don Silvestro, dà libero sfogo a una sorta di “nevrosi 2.0”, espressa soprattutto attraverso la recitazione, supportata da una vocalità caratterizzata da freschezza e grinta. Anche se non sempre convincente, è un'ottima esecutrice delle indicazioni di regia, dunque ci si aspetta  che sarà in grado di affinare autonomamente la padronanza delle proprie potenzialità di performer.
Infine, Francesca Nunzi è un’ Ortensia meno tradizionalista e “fervente”, rispetto alle edizioni passate,  ma la sua interpretazione risulta la più completa e tecnicamente strutturata: i suoi assoli ne risaltano la competenza vocale e la sua esperienza di attrice viene messa in risalto dalla disinvolta applicazione di appropriati tempi comici.

Oltre alla distribuzione dei ruoli, questa edizione risulta alcune inaspettate e piacevoli sorprese, tra cui nuovi arrangiamenti per alcune canzoni (una su tutte, L’amore secondo me, che mantiene la tradizionale struttura a quattro voci con  un’esecuzione orchestrale decisamente più “fresca” e dinamica)  e il ruolo del Cardinale Consalvo (Matteo Guma), che per la prima volta viene interpretato in un misto di espressioni italiane e latine (ma senza ricorrere all’uso di un distorsore vocale).
Infine, c’è un momento di questa edizione dello spettacolo in cui il tradizionale aspetto favolistico viene messo da parte, generando riflessioni (ancora) più approfondite. Si tratta proprio della scena del diluvio, durante la quale don  Silvestro, opponendosi alla volontà di Dio, gli si rivolge cantando queste parole: “Sei sicuro di quello che fai? Fosti tu a insegnarci il perdono”. Quella che, nelle edizioni passate, è sempre stata una “reprise”, oggi, con una strofa in più, racchiude il senso profondo dello spettacolo, ancor più della stessa Aggiungi un posto a tavola e dell’immancabile e sempre emozionante finale, con la Voce di Lassù che annuncia il suo arrivo sotto le sembianze di una colomba bianca che da 43 anni continua a occupare l’unico posto vuoto della lunga tavola al centro della scena.



Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Brancaccio fino al 26 novembre e poi in tour (Catania, Mantova, Napoli, Genova, Pavia, Torino, Bologna).