La famiglia Addams in un gradevole allestimento “d’altri tempi”


Ispirandosi alla nota serie televisiva degli anni Sessanta, la Compagnia della Corona riporta a teatro “La famiglia Addams”, le cui vicende paradossali e ricche di humour nero hanno origine dal fumetto creato da Charles Addams negli anni Trenta. Ad accogliere il pubblico in sala, ci pensa il simpaticissimo Cugino Itt (personaggio non presente nella versione originale del musical, scritto da Marshall Brickman e Rick Elice, con musiche di Andrew Lippa).

L’allestimento diretto da Salvatore Sito colpisce soprattutto per l’impostazione scenica, che utilizza magistralmente videoproiezioni dall’efficace impatto visivo (a cominciare dalla mitica Mano, che introduce il pubblico nella adeguata atmosfera da serie tv).

Le scenografie di Davide Amadei, recentemente scomparso, mantengono l’imprescindibile carattere dark dell’allestimento, rendendo di fatto lo spettacolo una “commedia musicale d’altri tempi”: si nota l’abbondanza di elementi di scena molto curati (dalle bellissime tombe, all’imponente ingresso della cripta degli antenati); ed è proprio l’ensemble degli antenati a catturare l’immediata attenzione degli spettatori, grazie a costumi e trucco decisamente appropriati e curati nel dettaglio e alle coreografie – semplici, ma divertenti e funzionali – di Silvia Raschi.

Andrea Rodi è un convincente Gomez Addams, abile nel districarsi tra esaudire il sogno d’amore “normale” della sua unica figlia e cercare di non mentire alla propria esigente moglie; nonostante la buona tessitura vocale, non si spende più di tanto nel canto, ma a livello interpretativo, dimostra una disinvolta padronanza dei tempi comici.


Barbara Corradini, mette al completo servizio dello spettacolo la sua esperienza di veterana del musical (l’abbiamo vista in Flashdance, Gypsy e, recentemente, Carousel al Comunale di Bologna), instaurando un adeguato in scena con il suo partner, in particolare nella scena del tango.


Buona parte del cast è composto da ex-allievi della BSMT di Bologna; Guido Turchi, nel ruolo di Fester, non brilla particolarmente dal punto di vista vocale, ma la sua “storia d’amore a distanza” con la luna – è resa decisamente più poetica proprio grazie all’ausilio delle già citate videoproiezioni.

Il Pugsley (un po’ troppo cresciuto) di Pasquale Gramegna sembra tenersi un po’ in disparte, soprattutto all’inizio del primo atto, ma nel corso dello spettacolo riesce comunque a rendere al meglio le inquietudini preadolescenziale di un fratello che teme di perdere il sadico affetto della sorella maggiore che si sta affacciando all’amore e alla vita adulta.


Antea Galli (Mercoledì) e Mattia Baldacci (Lucas) risultano personaggi complementari, ma in maniera insolita: lei cerca di mantenere faticosamente un’indole impulsiva, mentre lui spesso si abbandona a momenti di controllata spavalderia, che nascondono senza motivo le genuine insicurezze del personaggio.

Anche in questo allestimento, il personaggio di Lurch (interpretato da Luca Gallo) lascia il segno per la sua “rassicurante” presenza scenica, l’infallibile espressività del volto e il toccante ritornello finale, a lui affidato con il canto.


Insomma, questa versione “d’altri tempi” della Famiglia Addams è uno spettacolo ben confezionato e gradevole da vedere, con interessanti soluzioni sceniche che attenuano la debolezza di fondo della drammaturgia originale.

Roberto Mazzone


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