venerdì 3 marzo 2023

DA MAMOIADA A MACONDO AFFABULANDO D'INCANTO COL TANGO DI FRESU E GALLIONE


E’ un’esperienza teatrale difficilmente classificabile questo Tango Macondo scritto e diretto da Giorgio Gallione e liberamente ispirato all’opera letteraria Il venditore di metafore di Salvatore Niffoi. La cifra più calzante è quella dell’affabulazione, ma i tanti racconti, intrecciati in uno schema metanarrativo in continuo movimento, sono allestiti con il costante apporto di una  meraviglia visiva, di un incanto spettacolare che abbinato alle interpretazioni attoriali e alla fascinosa componente musicale creano un insieme di sfaccettature e suggestioni come in un enorme caleidoscopio vivente. Ugo Dighero (noto al grande pubblico per i suoi surreali personaggi in un’indimenticabile edizione di Mai Dire Goal e nato artisticamente nel gruppo dei Broncoviz accanto a Marcello Cesena, Maurizio Crozza, Ugo Dighero, Mauro Pirovano e Carla Signoris) è Matoforu, cantore sardo che decide di partire da Mamoiada, paese dalle maschere grottesche, tipiche del floklore sardo, per guadagnarsi da vivere vendendo storie accompagnato del suo grande amore, la cantante Anzelina (Rosanna Naddeo), e raggiungere Macondo, il paese immaginario nato dall’universo onirico e mitico di Gabriel García Márquez. 


Il loro viaggio immaginifico è contrappuntato dalle storie più stravaganti affollate di insetti giganti, luoghi incredibili, città incantate. Gallione, ben coadiuvato dalle scene di Marcello Chiarenza, le coreografie di Giovanni Di Cicco, il disegno luci di Aldo Mantovani e i costumi di Francesca Marsella dimostra un’inesauribile inventiva visiva riempiendo il palco di alberi luminosi, elaborate strutture oniriche, animali fantastici, elementi della natura, astri scesi in terra, case-giocattolo: tutti i prodotto immaginifici della fervida fantasia di Matoforu (non a caso storpiatura insulare del termine “metafora”, quasi a suggerire che ogni favola non è solo un gioco come dice Bennato ma la proiezione fantastica di un’idea, di un viaggio, di una sensazione, di un tema, prettamente umani e reali) prendono insomma vita e riempiono di stupore infantile i nostri occhi.


Ma non affascinerebbe e catturerebbe così tanto lo spettatore questa fantasmagoria se non avesse come “sottofondo” (togliendo al termine tutto l’aspetto accessorio e di tappezzeria sonora: la musica è come non mai protagonista assoluta, mai comprimaria) la tromba e gli arrangiamenti dal vivo del gigante della tromba Paolo Fresu, che alterna il suo strumento d’elezione a un ancor più fiabesco flicorno, e al suo fianco Daniele Di Bonaventura (bandoneon), Pierpaolo Vacca (organetto). Sono emozioni vivide quelle che sprigionano ad ogni nota, spesso avvalendosi anche della voce della Naddeo, e per gli altri personaggi di Paolo Li Volsi, mentre i danzatori/trici sono Luca Alberti, Caterina Montanari, Valentina Squarzoni e Francesca Zaccaria.


Uno show che sfida la nostra capacità a seguire una storia narrata in terza persona e in uno spazio/tempo altro e rarefatto, immersi come siamo nella pornografia del qui e ora che ci impedisce di staccare i piedi dalla terra e volare in altri mondi. 

Chi ci è riuscito ha passato una serata d’incanto.

Franco Travaglio



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