Quattro chiacchiere con Drew Sarich

Vienna, 1 ottobre 2016
Insieme al compositore Raffaele Paglione ho avuto l’onore e il piacere di fare alcune registrazioni di brani del nostro musical VINCENT con Drew Sarich e sua moglie Ann Mandrella a Vienna.
La sera prima avevamo avuto occasione di ammirare la sua bravura come uno scatenato Che in Evita con la nuova protagonista Marjan Shaki. In una pausa di registrazione non mi sono naturalmente fatta sfuggire l’occasione di parlare con Drew del suo mestiere e della situazione del musical in Austria e anche in America, dato che è americano di nascita.

da sinistra: Raffaele Paglione, Anna Hurkmans, Drew Sarich e Ann Mandrella

Il nostro colloquio si è svolto in tedesco e la prima cosa che ho fatto è stato complimentarmi con lui per la perfetta pronuncia di questa lingua, fatto raro per americani (pensavo al pesante accento di Friedman o Lutwak). E’ infatti nato a S.Louis e si è diplomato al Conservatorio di Boston. La sua risposta era che effettivamente ha dovuto lavorarci molto e che in questo caso è stato di grande aiuto sua moglie Ann, che pur essendo nata in Francia ha comunque un padre tedesco.
La spiegazione che mi ha data di questo suo impegno dimostra la sua grande professionalità: “Quando la sera mi esibisco di fronte a persone che hanno pagato un biglietto, talvolta anche molto costoso (pensate che di sabato e domenica i biglietti più economici per uno spettacolo come Schikaneder costano 61.00 euro!) ho il dovere di farmi capire da tutti in un tedesco perfetto.
I primi passi nel mondo del musical li ha messi in teatri off Broadway e poi in altre città americane dove il suo ruolo più importante fu Judas nel Jesus Christ. Nel 1999 è arrivato a Berlino dove ha recitato in ben 580 rappresentazioni di Quasimodo nel Hunchback of Notre Dame della Disney. Sono seguiti Jekyll and Hyde, Dracula e di nuovo Jesus Christ, sia nel ruolo di Judas che di Jesus.
Nel 2006 ha debuttato a Broadway con il musical molto atteso Lestat, una storia di vampiri. Aveva un contratto di un anno e perciò aveva fatto venire sua moglie e i suoi due gemelli Amélie e Noah, nati da poco. Purtroppo il musical fu un terribile flop e malgrado il contratto i poveri interpreti vennero licenziati senza pietà. Furono tempi molto difficili, mi racconta Drew. Perciò è contento che in Germania e Austria cose del genere non succedono: quando un musical per mancanza di pubblico viene tolto dal cartellone, gli interpreti vengono pagati per tutto il periodo del loro contratto. Questo è accaduto per esempio con il musical Rudolf, sul figlio di Sissi suicida a Mayerling, che voleva bissare il successo di Elisabeth, ma che è rimasto in scena solo tre mesi. Eppure era di un autore famoso, Frank Wildhorn, e con un cast notevole.
Ho chiesto a Drew quale poteva essere la causa dell’insuccesso e lui ha visto pecche soprattutto nel modo in cui era raccontata la storia: troppo romantica e dolciastra, dove invece era in realtà una storia cruda e molto più interessante. D’altronde neanche Elisabeth è tra i musical favoriti di Drew. Mi ha spiegato perché non è riuscito mai a conquistare Londra o New York. Non è solo per la poca conoscenza di quel personaggio storico (per gli Inglesi “Elisabeth” è la loro Elisabetta I) ma soprattutto perché questo musical è troppo platealmente copiato da Evita, secondo lui: questo comincia col personaggio di Lucheni, disegnato su quello del Che. Un brano come Kitsch è molto simile a Oh, What a circus e Ich gehör nur mir assomiglia stilisticamente a Don’t cry for me Argentina. Lo stesso Kunze aveva dichiarato che si era ispirato ad Evita e secondo Drew il pubblico di lingua inglese l’avrebbe subito percepito.
Dato che eravamo in argomento gli ho chiesto come mai l’altro grande successo di Kunze, Rebecca non era mai arrivato a Broadway, malgrado vari annunci di contratti. Qui mi ha invece raccontato tutta un’altra storia: il sedicente produttore, con cui erano in corso lunghe e faticose trattative, risultava alla fine non esistente!
In ogni caso Drew era contento di essere tornato in Europa, dove la sua carriera procede brillantemente, sia a Londra (Jean Valjean nei Miserables), Germania (Hedwig, Tanz der Vampire, Rocky) e Austria (Jesus Christ, Rudolf, Tanz, Sister Act, Love never dies, Evita).
Per Rocky, il musical basato sul film omonimo, Drew si è preparato intensivamente non solo nel canto e nella recitazione, ma ha preso anche vere lezioni di box: in scena un attore non ha certamente una controfigura come succede spesso nel cinema!
Rocky è andato bene, ha tenuto per 3 anni ad Amburgo, ma per la famiglia di Drew che viveva a Vienna significava un grosso sacrificio, potendosi vedere raramente. Perciò Drew e Ann erano molto felici di accettare nell’estate passata i due principali ruoli in Jekyll & Hyde nel festival estivo di Zwingenberg: non avevano mai recitato insieme in un musical (lei è attualmente la protagonista nel musical Ich war noch niemals in New York). E ci hanno preso gusto: quando hanno proposto loro di fare insieme il musical da camera The last five years, anche se per sole 5 rappresentazioni a dicembre a Vienna, hanno subito accettato con gioia.
Quanto ai suoi musicals preferiti, quelli che considera i massimi capolavori del genere, Drew non ha dubbi: si tratta della triade West Side Story, Jesus Christ Superstar e Les Miserables.
Certo, ci vuole moltissima capacità organizzativa per tenere insieme una famiglia con due bambini che hanno adesso 12 anni. I nonni vivono lontano. Così Ann accetta solo ruoli fuori Vienna quando Drew è a casa e viceversa.
Intanto la piccola Amelie sembra seguire le orme dei genitori: ha lezioni di canto e di violino e canta e recita in alcune rappresentazioni di Evita. Suo fratello ha anche idee chiare sul proprio futuro: vorrebbe lavorare nel cinema, ma dietro lo schermo. Forse nel montaggio.
In questa vita piuttosto movimentata Drew e Ann hanno un desiderio: rimanere persone normali. Mi è sembrato che ci riescano perfettamente! E il desiderio di Raffaele e me è di vederli una volta insieme sulla scena come Vincent e Sien, la sua amante. Sarebbero perfetti anche lì.

di Anna Hurkmans

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