lunedì 13 marzo 2017

Grease, 20 anni portati ancora da teen-ager

Il cast dell'edizione speciale 2017
L’edizione speciale per i 20 anni di Grease in versione italiana sarà certamente ricordata come la più luminosa. Valerio Tiberi e Francesco Vignati hanno svolto un lavoro eccellente, studiando un disegno luci prevalentemente concentrato sullo spazio scenico e su chi lo occupa, in grado di “arrivare” al pubblico anche in maniera abbagliante, ma mai fastidiosa. Le scenografie di Gabriele Moreschi – quest’anno ripensate in un’interessante equilibrio tra ambienti esterni e interni, con una certa prevalenza di una dimensione più “intima” - subiscono un ulteriore tocco di freschezza, dovuto alla presenza della band di otto elementi, che suona dal vivo sospesa a mezz’aria, con la supervisione musicale di Marco Iacomelli e le orchestrazioni curate da Riccardo Di Paola.
Completano il team creativo Carla Accoramboni per i costumi, le frizzanti coreografie affidate a Gillian Bruce e le nuove liriche (2015) firmate da Franco Travaglio, che per l’occasione, ha tradotto in italiano un brano – All I Need is an Angel (Ho bisogno di un angelo) - scritto per Grease Live, la versione televisiva del musical trasmessa dalla Fox nel 2016.

Saverio Marconi firma ancora una volta un allestimento di qualità – con la regia associata di Mauro Simone – accogliendo, senza farne mistero, alcune suggestioni provenienti dal recente show televisivo (due esempi su tutti, i marines che scendono dalla scaletta di un aereo nel brano Freddy My Love e la versione “concerto rock” di Magiche note).

Lucia Blanco e Guglielmo Scilla
A non essere “sfiorata” dal cambiamento, in questi due anni, sembra la percezione dello spettacolo in rapporto agli interpreti: di ognuno di loro risultano evidenti pregi e difetti. E così la principale novità di questa edizione, Guglielmo Scilla, conosciuto sulla rete anche come Willwoosh, interpreta un Danny Zuko, lontano dall’icona John Travolta, più “leggero” e dal cuore decisamente troppo tenero: un vantaggio per un attore, che si trasformerebbe in “valore aggiunto”, se mostrasse lo stesso piglio risoluto nel canto e maggiore iniziativa nella danza.
Lucia Blanco sorprende per come riesce a restituire al pubblico le varie sfumature del personaggio di Sandy, ruolo molto complesso, che necessita di essere costantemente “coltivato”.
Si fanno notare, quali performer più “completi” di questo cast, Riccardo Sinisi (un Kenickie ancora più convincente del Ren McCormack di Foootloose, ndr.) Gioacchino Inzirillo (capace di prendersi il proprio momento di “gloria” nei panni di Doody, anche se la nuova "cornice" di Magiche note suscita lieve perplessità, non fosse altro per il carattere originariamente romantico del brano, ndr.) e Giorgio Camandona (passato con disinvoltura dall’eterno ragazzino Peter Pan al ruolo altrettanto sbarazzino di Roger, ndr.).

Eleonora Lombardo e Riccardo Sinisi
A Eleonora Lombardo spetta il non facile compito di dare nuova linfa al personaggio di Rizzo (per numerose stagioni interpretato con crescente successo da Floriana Monici, ndr.). La sua è una Rizzo decisa e sfacciata, quasi graffiante, ma sembra rivolgersi alle generazioni di giovani 2.0 utilizzando una modalità interpretativa apparentemente lontana dal contesto anni Cinquanta – in cui è ambientato il musical e ben più vicina alle adolescenti di qualche decennio dopo. E questa osservazione può valere per la maggior parte dei personaggi.
Nick Casciaro, impegnato nel doppio ruolo di Vince Fontaine/Teen Angel sfodera un timbro vocale interessante, avvolgente e vellutato, ma soprattutto recitando nel ruolo del dj radiofonico, cerca un’interazione con il pubblico che, spesso, risulta forzata: insomma, vuole fare il “simpatico” e lo sarebbe anche se si dimostrasse meno “personaggio” e più interprete.
Infine, Giulia Fabbri, come attrice, risulta la più efficace del cast. Quella particolare voce che abbiamo imparato ad apprezzare in altre produzioni come Newsies e Footloose si rivela particolarmente adatta al personaggio di Frenchy e il brano Ho bisogno di un angelo può riservare ulteriori modalità interpretative ancora da esplorare

In conclusione, deve essere proprio vero che ormai “Grease vive in noi”, al punto che rinnovarlo a favore di nuove generazioni di pubblico può significare non perdere di vista l’appeal originario di intramontabile evergreen.

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