lunedì 13 giugno 2022

L'affascinante simbolismo di Bernarda Alba

 La scorso 2 giugno 2022 ho avuto modo di rivedere il musical BERNARDA ALBA, primo appuntamento del Summer Musical Festival 2022 della BSMT. Lo spettacolo fu già presentato al Parco di Villa Angeletti nel 2017 mentre stavolta la location è quella del Bologna Open Air Theatre. Saverio Marconi è tornato a digerire questo lavoro e se mai ci fosse un momento giusto per una rivalutazione dell'ultima opera di Federico García Lorca – scritta come baluardo contro la marea dell'estremismo di destra che si stava diffondendo in tutta Europa, poco prima di essere giustiziato dalla milizia fascista nel 1936 – doveva essere adesso! Il genio di García Lorca è stato quello di collocare la politica nell'arena domestica, dimostrando come i fallimenti di una singola famiglia possano riflettere il destino delle nazioni. 



La matriarca vedova Bernarda (resa con il giusto tono da un'ottima Mariachiara Di Giacomo) fissata da idee di onore e decoro, gestisce la sua casa come una dittatura e imprudentemente rinchiude le sue figlie nubili dopo la morte del marito, sottoponendole a un regno di terrore domestico basato sullo status, l'autorità e gli imperativi della vita rurale che si “autoavverano”. Come sottolinea Martirio, la più fatalista delle sorelle: «La storia ha l'abitudine di ripetersi. Questa è tutta la vita: le cose si ripetono». Saverio Marconi ha colto sapientemente il potenziale nella storia di BERNARDA ALBA, con una regia attenta ai simboli: l’acqua (se scorre è vita, se ristagna è morte), il calore (il caldo opprimente come disagio esistenziale delle figlie), il cavallo (la passione scalpitante, l’istinto irrefrenabile) e il verde (la libertà trovata o nella follia o nella morte) e in particolare riesce a infondere quell'aura ipnotica di fatalismo che mantiene il pubblico inchiodato. Le protagoniste, tra cui spicca l'intensa Adela di Chiara Perri, sono scenicamente “rinchiuse” in un perimetro fatto di pietre, a sottolineare uno spazio lirico ed astratto ma anche arcaico all'interno del quale vige l'immobilismo nei confronti dell'autoritarismo, della religiosità ipocrita, della repressione sessuale. I novanta minuti dello spettacolo mostrano inequivocabilmente ciò che può accadere alle donne quando vengono private della possibilità di perseguire ciò che viene naturale con il sesso opposto. Molto di ciò che è implicito nel testo di Lorca è reso rumorosamente e ripetutamente esplicito. I membri del cast, di sole donne eccetto l'Uomo del sogno, le vediamo sbattere i piedi, far scorrere i palmi delle mani sulle anche, emettendo rumori stridenti suggerendo animali in calore e cantando solennemente che i loro dolori non sono i dolori della fame e tutto ciò è chiaramente evidenziato dai movimenti coreografici pensati da Gillian Bruce a sottolineare la lotta tra quella cappa di claustrofobia e il desiderio di evasione. 


Tutta questa atmosfera minacciosa e opprimente che rende il dramma poetico di Lorca molto più di una pentola a pressione pronta ad esplodere è resa bene dalle musiche cupe e intrise di flamenco di LaChiusa, in perfetta sintonia con le passioni crescenti delle sorelle frustrate, che vedono il loro futuro scivolare via mentre cuciono i corredi di cui non avranno mai bisogno. Ci sono momenti in cui LaChiusa trova il modo di usare la partitura per scavare nella vita interiore delle donne e renderla visibile. La musica, superbamente suonata da un Ensemble finemente coordinato e guidato da Maria Galantino, è fatta di guaiti punteggiati; le ondeggianti note sostenute in tonalità minori; i labirintici percorsi musicali interiori; le eruzioni nell'asprezza antimelodica – queste sono tutte più roba da opere da camera della metà del XX secolo che da tradizionali melodie da spettacolo Broadway style. Sempre ottima la direzione musicale di Shawna Farrell.

Alessandro Caria

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