martedì 3 gennaio 2017

Milica Jovanovic, una chiacchierata con la signora Schikaneder

a cura di Cecilia Zoratti e Matteo Firmi 
 
Wien - Raimund Theater 
Dietro ogni capolavoro c’è sempre un grande artista. Emanuel Schikaneder scrisse il libretto de “Il flauto magico” (Die Zauberflöte) di Mozart, rappresentato per la prima volta nel 1791 a Vienna. Ma dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna: Eleonore, sua compagna e musa ispiratrice. Abbiamo avuto occasione di parlare con la protagonista, interpretata da Milica Jovanovic. 

Come si è preparata per interpretare il Suo ruolo? Cosa significa per Lei interpretare un ruolo così importante all’interno di una prima assoluta?
Prima delle prove ho studiato il copione e con l’aiuto del mio preparatore vocale ho lavorato alle canzoni. Nel corso delle prove ho assorbito come una spugna le indicazioni del nostro regista Trevor Nunn, del compositore Stephen Schwartz, del librettista Christian Struppeck e del coreografo Anthony van Laast che riguardavano il mio ruolo e l’interpretazione delle varie scene provando continuamente i miei brani. Poter interpretare questo ruolo è davvero un sogno che si realizza: Eleonore è una donna molto forte, e io sono molto onorata di prestarle la mia voce e le mie emozioni.

Somiglianze e differenze tra Lei e il Suo ruolo.
Entrambe sappiamo amare molto intensamente ma siamo anche capaci di perdonare. Io non sono così collerica e forte come Eleonore. Lei è una donna molto intelligente e emancipata, e personalmente ritengo di fondamentale importanza l’uguaglianza di diritti tra l’uomo e la donna.

Le è mai successo qualcosa di inaspettato sul palco (per esempio dimenticare le parole di un brano)?
A ogni rappresentazione succede qualcosa di inaspettato, e il bello del teatro dal vivo è proprio questo! Il mio compito quindi è di andare avanti continuando a cantare o recitare senza far capire al pubblico che qualcosa è andato storto.

Lei non ha lavorato solamente in produzioni tedesche, ma anche in produzioni che sono state tradotte dall’inglese. Cosa pensa delle traduzioni dei musical? Ascolta i brani solamente nella lingua in cui li deve cantare o anche in altre lingue?
Esistono musical tradotti meravigliosamente e musical tradotti meno bene. La traduzione è efficace nel momento in cui l’effetto che si ottiene è lo stesso della lingua originale. Perché una traduzione funzioni bene occorre prestare molta attenzione alle rime, al lessico, alla metrica. Spesso ascolto i brani in diverse lingue.

Cosa consiglia ai giovani che vorrebbero diventare musical performer?
Io consiglio di vedere e analizzare diversi brani di tanti musical in modo da capire perché piacciono o meno. Le lezioni di canto e di danza sono molto importanti ma serve anche fare esperienza in un gruppo e soprattutto essere sempre aperti alle critiche. Consiglierei di studiare in una scuola di musical perché le classi sono molto più piccole e si punta a una preparazione ancora più individuale. E chi vuole fare questo lavoro dovrebbe davvero chiedersi se lo vuole fare assolutamente con tutte le difficoltà che comporta, perché tutto questo glamour da cui sono affascinati i fans è solamente un’illusione. Questo mestiere è molto entusiasmante e io lo rifarei, ma comporta anche un grande impegno.

 

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