domenica 9 ottobre 2016

Stefania Seculin, Da Trieste a....

Melide (Svizzera) – In occasione della produzione svizzera di “Titanic” sul lago di Lugano abbiamo intervistato Stefania Seculin, che nel musical interpreta la protagonista Kate McGowan. Con lei abbiamo parlato di questa nuova produzione italo-tedesca, della sua carriera e del suo rapporto con il musical e con l’operetta.



Da Trieste a Lugano. Finora la tua strada ti ha portato dappertutto. Qual è la tua esperienza più interessante?
Questa! (ride, ndr) Prima di tutto bisogna definire il concetto di “interessante” perché questa la è sotto ogni punto di vista. Recito in un musical in tedesco su un lago: è quello che ho sempre sognato di fare! Credo davvero che si tratti di uno dei sogni realizzati nella mia vita. Adoro questo musical: le musiche sono pazzesche, la storia è meravigliosa, la location è incantevole… e il cast bilingue rende il lavoro ancora più entusiasmante. Non tanto il dover recitare in tedesco quanto l’alternanza delle due lingue. Ne consegue quindi un doppio lavoro perché lo spettacolo non è sempre uguale, ci sono le sfumature che rendono diverse le rappresentazioni. Anche a livello vocale c’è una grande differenza: i brani con vocali non sono come quelli con più consonanti! Nella mia carriera ho avuto anche tante altre esperienze, in particolare al teatro Rossetti di Trieste, da cui sono partita, con i vari “Musical StarTS” e “Christmas StarTS” che resteranno sempre nel cuore di tutti i triestini. In un ambiente così professionale noi ci siamo sentiti a casa, ed è molto bello proprio perché non capita tutti i giorni! Tutti noi speriamo di poterli replicare invece di dover percorrere chilometri e chilometri per partecipare a concerti in altre città. Potrebbe diventare una sorta di appuntamento annuale con il musical!
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Tra una produzione italiana e una tedesca spesso si possono trovare molte differenze. In quale ti senti più a tuo agio?
È cosa nota che io abbia uno spirito asburgico, quindi la risposta è abbastanza ovvia (ride, ndr). Mi trovo bene in una produzione tedesca per molte ragioni: atteggiamenti, ritmi, modo di fare, puntualità, precisione, il lavoro che c’è dietro … tutti fattori che rispetto all’Italia cambiano tanto. Con questo non intendo dire che in Italia sono introvabili, ma la precisione dei tedeschi è qualcosa di unico.

E a livello di traduzione ti trovi meglio in italiano o in tedesco?
Da sempre ho la passione per la lingua tedesca. “Titanic” nasce in inglese ma io per mesi ho ascoltato la versione tedesca. La traduzione italiana a primo impatto non mi è dispiaciuta. Poi con il tempo provando anche a canticchiarla ho pensato che non è male rispetto a tante altre traduzioni che sono state fatte in italiano. Mi sono abituata poi sentendola in scena: è morbida, mi piace. In italiano è più difficile tradurre rispetto al tedesco, essendo quest’ultimo molto più concreto: per esprimere un concetto basta una singola parola. I momenti romantici in italiano sono indubbiamente più dolci, il tedesco ti trasmette più grinta, ci sono sfumature diverse in ogni scena, ed è proprio questo che rende diverso uno spettacolo dall’altro. Personalmente non vivo il “Titanic” come un giorno in italiano e un giorno in tedesco, per me sono due spettacoli diversi. All’interno dello spettacolo ho una parte molto importante, ed è interessante vedere come il mio personaggio si evolve in modo diverso a seconda della lingua. La vera sfida è stata adattare la traduzione alla musica perché lo spettacolo è tanto cantato, non ci sono solamente due canzoni e il resto è recitato. La versione che voi sentirete in scena è stata modificata nel corso delle prove: abbiamo modificato il testo talvolta con rime più efficaci, concetti più diretti, parole diverse. Con la traduzione italiana secondo me è stata fatta un’operazione molto valida.


Trieste è la città del musical e dell’operetta. Quale forma di spettacolo preferisci?
Chiaramente il musical perché io artisticamente provengo da lì. In questi ultimi anni il musical si sta evolvendo mentre l’operetta è rimasta ferma alla tradizione. Questo non significa che non si debba conoscere perché le tradizioni sono sempre molto importanti. Entrambe le forme di spettacolo vanno mantenute e non si può andare avanti solo con una. Non possiamo tralasciare l’operetta in quanto parte della tradizione triestina, ma non possiamo nemmeno tralasciare il musical perché bisogna far entrare sempre di più in contatto il pubblico con questa nuova forma di spettacolo che in Italia è ancora poco conosciuta.


Melide 18 Agosto 2016  M.Firmi - C.Zoratti

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